L’ORO DELLE ANGUANE
Il gioco è arrivato tra i finalisti, oltre che per l’impatto grafico, anche per il meccanismo intrigante e divertente. Ci sono sicuramente aspetti interessanti che stimolano alcune categorie di giocatori (gli amanti del tresette, ad esempio). Un gioco che si basa sulla necessità di ricordarsi le carte non piacerà a chi vuol giocare “a cuor leggero”. Ci sono però dei “bachi” non banali da affrontare: la maggior parte delle carte che si “giocano” in realtà “non si giocano”: sono risposte obbligate (“a seme”) che lasciano poca scelta al giocatore. Se si è in sette possono passare ben 9 turni di gioco prima che si possa SCEGLIERE quale carta giocare. In questa situazione dire che il gioco annoia è poco… Considera poi che giocando in 7 la seconda e la terza caccia sono scontate, mentre giocando in 4 rischiano di essere troppo difficili e non ci sono elementi per bilanciare la cosa. Insomma, il gioco c’è, ma si può migliorare.
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